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Biodiversity offsetting: Il nuovo trucco della finanza per distruggere la natura

Viene chiamato “biodiversity offsetting” o “ecosystem offsetting”, il nuovo trucco della finanza globale per mettere definitivamente le mani sugli ecosistemi. Il video, realizzato da Gordo, invita i nostri governanti a pensarci  prima di approvare delle legislazioni che metteranno il destino della natura nelle mani del grande capitale, facendo sì che la finanziarizzazione della natura diventi una realtà. Presto ne sentiremo parlare anche in Italia.

L’offsetting della biodiversità è la promessa di sostituire quella parte di natura distrutta da mega progetti, e quindi perduta in un luogo fisico, con uno spazio di natura protetta in un altro luogo. L’introduzione di meccanismi di offsetting fondati sulla biodiversità permette, o addirittura incoraggia, la distruzione di ambienti naturali sulla base della promessa ricreazione dell’habitat in un luogo diverso. Una pratica che va a vantaggio delle aziende che causano il danno, che possono così promuovere il messaggio che loro investono nella protezione dell’ambiente, con conseguente greenwashing dei prodotti e dei servizi che forniscono.

Mettere un prezzo alla natura è l’unico modo per salvarla, ci viene detto da banche, imprese e governi. Solo allora potremo misurare il suo valore e solo ciò che è misurabile può essere protetto. Questa è forse la conseguenza più importante della finanziarizzazione, che prevede solo una visione del mondo per decidere ciò che è e ciò che non è prezioso.

Le compensazioni sulla biodiversità prevedono che si possa distruggere la natura in una località, purché si “sostituisca” altrove, garantendo che non ci sia “nessuna perdita netta di biodiversità”. In base ai precedenti, tale approccio non solo si è dimostrato impraticabile, ma rischia anche di mettere in serio pericolo i mezzi di sostentamento di intere comunità sparse per il pianeta.

I banchieri e gli economisti si stanno rompendo la testa su domande come: qual è il prezzo di una farfalla o di un uccello? E come ricostruire un antico bosco spostandolo centinaia di chilometri più avanti? La natura è unica e complessa ed è impossibile misurarne la biodiversità, allora come e chi stabilisce il valore di un ecosistema? Alcuni ecosistemi hanno impiegato centinaia o migliaia di anni per raggiungere il loro stato attuale: possono essere riproducibili?

Per il Mercato il valore si riduce al prezzo calcolato da discutibili software, come si può vedere in questo sito, che mette a disposizione un “simulatore di calcolo” di soli 3 parametri generici per stimare il valore della biodiversità e trasformarlo in crediti di natura.

Invece di “compensare” sarebbe molto meglio evitare subito i danni inferti alla biodiversità. Le alternative al biodiversity offsetting ci sono e devono partire dal non voler dare per forza un valore di mercato alle risorse naturali, partendo quindi da un approccio completamente inverso, sostengono le realtà della società civile. Le comunità locali che da secoli dipendono dalle aree naturali, o che oppongono resistenza ai grandi progetti infrastrutturali che li scacceranno dalle loro case, sono in gran parte assenti allorché c’è da discutere dei vantaggi e degli svantaggi del cosiddetto biodiversity offsetting.

Chi propone sistemi così ampi di “compensazione ambientale” riduce la natura a merce considerandola come agevolmente manipolabile e da sottomettere a leggi che nulla hanno di naturale. Al confronto, la privatizzazione dell’acqua fa ridere. La natura è un bene comune e il mercato non è lo strumento giusto per proteggerlo.

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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