Finalmente arriva la proposta di legge per poter vivere la propria sessualità anche quando si ha una disabilità fisica o psichica. Presentata da tredici senatori tra cui Pietro Ichino di Scelta civica e Sergio Lo Giudice del Partito democratico, il disegno di legge per introdurre anche in Italia la figura professionale dell’assistente sessuale che, sulla base di una formazione psicologica, sessuologica e medica sia in grado di aiutare le persone con disabilità fisica, psichica, o cognitiva, a vivere un’esperienza erotica o sensuale. La figura dell’assistente o accompagnatore sessuale è presente in Svizzera, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Svizzera e Austria. L’obiettivo è di avere operatori e operatrici professionalmente formati che aiutino le persone con disabilità a vivere un’esperienza sessuale ma che siano anche in grado di svolgere un’azione di educazione alla sessualità e all’affettività.
“Per capire l’importanza di questa figura professionale”, spiega Maximiliano Ulivieri portavoce del “Comitato per la promozione dell’assistenza sessuale”, “bisogna immaginare cosa possa significare il non potersi toccare perché magari le proprie mani non si muovono come dovrebbero, o il non potere avere momenti di intimità per via della propria disabilità. Il proprio corpo, quando non si è autosufficienti, in certi casi è considerato come un peso, e l’intimità è la prima cosa che si perde con la disabilità. In una situazione del genere, quanto a lungo si può sopportare la mancanza di attività sessuale? E quanto influisce questo a livello psicologico? Non è certo una novità che il sesso contribuisca alla felicità di un individuo”.
Aiutare quindi, chi è rimasto vittima di un incidente e ha perso parte delle proprie facoltà motorie, oppure a chi, perché nato con una disabilità, non ha mai avuto modo di sperimentare la sessualità è un segno di civiltà. Il sesso non è un diritto, ma la libertà di scelta sì.
“Dopo aver partecipato a servizi televisivi e cartacei”, conclude Ulivieri, “siamo riusciti ad arrivare fino in Senato, grazie all’appoggio di Sergio Lo Giudice che con gentilezza e umiltà si è messo a nostra disposizione per collaborare alla stesura del disegno di Legge. È un passo importante, perchè l’intimità è la prima cosa che si perde con la disabilità. È una sfida a un enorme tabù italiano”.