L’acqua dolce sulla terra scarseggia. Più di un quinto dell’acqua consumata sul Pianeta e’ consumata da prodotti destinati all’esportazione. Fiumi, laghi, ghiacciai e acque sotterranee arrivano a coprire a malapena l’uno per cento di quella presente sul Pianeta che e’ quasi tutta salata. E quella potabile, la sola che possiamo bere, e’ negata a un miliardo e 300 milioni di persone nei Paesi più poveri del mondo. A noi basta aprire il rubinetto per dissetarcene. Ma quella che sgorga nelle nostre case e’ sempre buona da bere? E’ veramente come dice la legge “salubre e pulita, senza microrganismi e parassiti, ne’ altre sostanze, in quantità e concentrazioni tali da rappresentare un pericolo per la salute umana”?
A questa risposta risponde Stefano Ciafani, ingegnere ambientale e responsabile scientifico di Legambiente: “Nella stragrande maggioranza dei casi, le nostre sono acque di ottima qualità e sicure. Possiamo riempirci dalla cannella un bicchiere e berlo tranquilli. Eccellente e’ l’acqua a Roma, che per il 90% arriva direttamente dalla sorgente. E i controlli delle autorità sanitarie sono numerosi, efficaci e severi”. E aggiunge “Per circa un milione di italiani che vive in Lombardia, Trentino-Alto Adige, Lazio, Toscana e Umbria, questo non e’ sempre possibile perché nelle abitazioni arriva acqua inquinata di arsenico”. Per questo un anno fa, il 22 marzo 2011, la Commissione europea ha dovuto concedere la terza e ultima deroga possibile all’Italia, in nove anni, per distribuire acqua con concentrazioni superiori al limite di legge previsto di 10 microgrammi per litro. “La nuova deroga prevede un valore massimo di arsenico di 20 microgrammi per litro e abbiamo tempo fino alla fine del 2012 per metterci in regola. Molti comuni lo stanno facendo”, tranquillizza Luca Lucentini, direttore del reparto di Igiene delle acque interne dell’Istituto superiore di sanità. Altrimenti i rubinetti andranno chiusi.
Rischio Arsenico. Nonostante l’eccellenza dell’acqua romana, la regione più colpita da questo inquinante e’ il Lazio con 91 comuni per una popolazione di 851.499 cittadini interessati. In particolare la provincia di Viterbo che presenta situazioni che superano anche i 60 microgrammi di arsenico per litro, sei volte il limite di legge. Ricordiamo che l’acqua che contiene quantità di arsenico tra gli 11 e i 20 microgrammi per litro non può essere usata per cucinare e deidratare cibi, ne bevuta dai bambini sotto i tre anni d’età e dalle donne incinte. Inoltre nemmeno l’industria dovrebbe usarla per produrre alimenti, a meno che non la depuri. Sopra i 21 microgemmi per litro l’acqua diventa “veleno”.
L’Organizzazione mondiale della sanità auspica l’eliminazione dell’arsenico nelle acque potabili. “Bere acqua contaminata d’arsenico, alla lunga, provoca il cancro. L’assunzione cronica di arsenico, attraverso acqua inquinata, e’ responsabile anche di malattie cardiovascolari, neurologiche, diabete di tipo 2, lesioni cutanee. Per non parlare dei rischi sui bambini e donne incinte “, spiega Antonella Litta, medico dell’International society of doctors for the environment di Viterbo.
Oltre il danno la beffa, infatti l’acqua non si può bere, però le bollette dei consumi idrici si pagano ugualmente. Così duemila cittadini con il Condacons hanno presentato ricorso alla magistratura e hanno avuto ragione. I ministeri della Salute e dell’Ambiente sono stati condannati a risarcire gli utenti delle regioni Lazio, Toscana, Trentino-Alto Adige, Lombardia e Umbria per 200mila euro.
Io li avrei condannati al risarcimento e ad un bel bicchiere d’acqua all’arsenico, freschissima purissima Velenosissima!!!
(Fonte Airone)