1952-2012 quante analogie 60 anni dopo….invece che andare avanti, andiamo indietro? Si stava meglio quanto si stava peggio?
E’ l’anno in cui si vuole realizzare -afferma DE GASPERI- “uno Stato forte”, “una democrazia protetta dalle estreme sinistre”. Difenderci dal “pericolo rosso”. E’ l’anno dove gli italiani scoprono i primi prodotti di consumo; le donne (ultime in Europa nel consumo di prodotti di bellezza) desiderano farsi belle, ma qualcuno se la prende persino con i manifesti. “devono rimanere a fare la calza”. “Incipriarsi non vediamo quale utilità ne possa trarre la società, semmai e’ un danno, oltre che essere un attentato alla creazione”. (devono insomma rimanere brutte, non essere cuncupiscenti). E’ l’anno dove si ha paura delle “invasioni barbariche” dei comunisti, e un coraggioso prete che vorrebbe svincolarsi da certi schemi e partiti confessionali, Don Sturzo, incontra l’opposizione dell’Azione Cattolica. Ma poi Roma va’ a sinistra e scatta l’offensiva. E’ l’anno dove ci si inventa una legge elettorale detta “truffa”, che fa scendere in piazza metà italiani inferociti. Poi, nonostante approvata, si trasformerà il prossimo anno in una beffa per chi l’ha proposta.
La non pianificazione di una politica economica porta aberranti distorsioni nei consumi; e più che al miglioramento dei prodotti di base come l’alimentazione, si da’ infatti impulso ai consumi durevoli. Sono del tutto assenti gli incentivi o una pianificazione nel settore dell’agricoltura e quindi negli alimentari. In pochi anni avremo tutti un’auto, una tv, un frigorifero, ma saremo carenti nei servizi, sanità, scuola, assistenza, infrastrutture. Quanto all’agricoltura (l’unica vera materia prima che possiede l’Italia) essa viene emarginata, penalizzata, dimenticata, distrutta, mentre altri Paesi europei creano grandi cooperative, aziende modello, meccanizzano. Quella italiana non riemergerà più. Cinquant’anni dopo sarà costretta a importare arance, mele, zucchine, carciofi, asparagi, insalate, grano, latte, prodotti caseari e mille altri prodotti; perfino i pomodori prodotti in Cina !
Le acciaierie riescono a produrre solo con il carbone che ci viene concesso se l’Italia in base a una reciproca convenzione invia in Belgio 50.000 minatori. E questi vengono subito rastrellati buona parte nel Veneto poi inviati alle miniere di Marcinelle, Charleroi, ecc. In cambio si puà importare “due quintali di carbone al mese per ogni uomo” giovane e forte che l’Italia riesce a convincere (e ci vuole ben poco per farlo con la fame che c’è in giro) e mandare nelle gallerie e nei pozzi carboniferi un esercito di “talpe”, dove molti ci rimarranno anche sepolti. Molte lamiere che usciranno dalle catene di montaggio delle grandi aziende saranno spesso inzuppate di sudore di questi poveri disgraziati, e spesso anche di sangue. Non meno problematica era la situazione degli operai in quelle industrie italiane dove quel carbone arrivava e produceva profitti. Il mondo del lavoro in fabbrica, era il luogo dove più pesantemente si risentiva del clima di divisione e di repressione in quella combattività operaia che lottava con l’appoggio dei sindacati: per i miglioramenti economici; per una più umana condizione nei massacranti turni di lavoro; per l’assistenza sanitaria e gli infortuni; per il riposo festivo e le mense aziendali; ma soprattutto lottava per le discriminazioni politiche fra gli operai di sinistra, spesso ghettizzati e poi licenziati dopo aver subito umilianti perquisizioni o essere stati individuati con la sistematica ripresa cinematografica nelle manifestazioni sindacali, negli scioperi o nelle riunioni dei vecchi consigli di gestione; organi che vennero esautorati dopo aver pericolosamente gestito quel critico periodo della produzione di guerra per i tedeschi e nello stesso tempo e sempre con la stessa abnegazione, aver contribuito al salvataggio delle grandi strutture industriali minacciate di trasferimento in Germania.
Il Governo diventato tutto democristiano taceva, quando non era impegnato a reprimere. Vale la pena di rileggere una nota di Pietro Calamandrei “La pratica del governo, nelle direttive ai prefetti e ai questori si e’ andata sempre di più orientando, spesso in contrasto con la giurisprudenza giudiziaria, nel senso di fare un trattamento diverso, in tutti i campi in cui la pubblica amministrazione ha un potere discrezionale, ai cittadini appartenenti ai partiti di maggioranza e ai cittadini appartenenti ai partiti di opposizione. Le libertà civili e politiche non hanno più uno stesso significato per tutti i cittadini: la libertà di associazione, di riunione, di circolazione, di stampa ha un contenuto diverso secondo chi lo invoca appartenga al partito degli eletti o a quello dei reprobi: la discriminazione contro i comunisti si e’ pian piano allargata contro tutti i “malpensanti”, contro tutti i “sovversivi”. La libertà di culto non esiste per i protestanti nella stessa misura in cui esiste per i cattolici. Il diritto al lavoro e’ diversamente garantito o messo in pericolo secondo la colorazione del sindacato al quale il lavoratore si iscrive”. E G.G. Migone aggiunge “.
La Fiat, il cui esempio veniva poi seguito dalla maggior parte delle aziende, estrometteva i suoi dipendenti politicamente più pericolosi, senza alle volte neppure curarsi di trovare ai suoi provvedimenti altro pretesto che non l’appartenenza al partito comunista; adottava i più gravi provvedimenti disciplinari contro promotori di manifestazioni politiche e i diffusori di stampa politica nell’interno degli stabilimenti, reprimeva ogni partecipazione agli scioperi sindacali; ripristinava la giusta e necessaria disciplina sul lavoro, disponendo la ripresa cinematografica delle manifestazioni nell’interno degli stabilimenti per colpire esemplarmente i responsabili di atti di violenza; eliminava gradatamente i consigli di gestione e limitava alle sue istituzionali attività sindacali i compiti delle Commissioni interne; instaurava il principio, ora da tutti seguito, di non trattare mai con le maestranze in sciopero; decurtava i premi di produzione in relazione agli scioperi effettuati, premiando invece quanti si rifiutavano di prestarsi alla attività scioperaiola degli agitatori di Estrema Sinistra”. Si voleva organizzare uno “Stato di formiche” ubbidienti per generazioni, mentre gli italiani (quando i boiardi erano ormai convinti di aver ottenuto il totale consenso e l’asservimento) risposero invece da “uomini” , con tutte le contraddizioni, ma da “uomini”, anche opportunisticamente ma senza per questo subire nessuna degradazione della natura dell’essere umano. La contraddizione per fortuna è del resto una caratteristica umana e non da formiche-termiti, solo queste ultime nella loro vita fanno una sola cosa.
Decolla il consumismo. Di fronte ai primi segnali della pubblicità che con edonistici e sensuali messaggi stava disorientando la morale cattolica dei cittadini italiani, dal 1946 al 1954 la Chiesa molto allarmata corse ai ripari creando una moltitudine di santi e di beati. Si scatenò la guerra santa contro la “materializzazione della vita”, la “banalizzazione dei valori” con vari anatemi, e non di rado dal pulpito svergognandola davanti a tutti veniva indicata con il dito dal Savonarola di turno, poi fatta uscire fuori, la colpevole di certe libertà, come quella di avere una gonna quattro dita sotto il ginocchio, o alle labbra il peccaminoso rossetto (per chi non lo sapesse era proibito entrare in chiesa con il rossetto sulle labbra), o una camicetta non accollata fino alla gola e con le maniche un po’ più su dei polsi. Se arrivavano al gomito era scandalo. Forse pochi saprebbero rispondere perchè tutti cartelloni cinematografici degli anni ’50 e ’60 erano dipinti e non riportavano mai una scena (anche modestamente osè come un bacio) del film; i motivi? Appunto quelli detti sopra. Con la fotografia si commetteva un reato, con le immagini dipinte c’era l’ipocrita giustificazione che era “materiale artistico”.
IL “BABY BOOM” è in pieno sviluppo da 5 anni con punte di nati-anno di 1.032.000. E cresciuti questi, nell’anno scolastico ’57-’58 registreremo nelle 5 aule elementari 4.820.286 alunni. Sono quelli che ritroveremo 50enni del 2000, 75 enni del 2025. Mentre nell’anno 94-95 gli alunni elementari diventeranno poco più di 2.500.000, esattamente la metà. Attenzione quindi ai consumi di questi anni 2000-2025. I potenziali acquirenti dei beni di consumo (il 50% è assorbito dalla fascia dei 15-35 enni) saranno quindi la metà.
Si stava meglio o si stava peggio?
Sfogliare questo libro significa tornare ai fantastici anni ’50, ai prodotti di quel periodo, alle auto, alla moda che ha influenzato tutte le generazioni successive. Sono 224 pagine di fotografie a colori che ci danno l’idea di un periodo che ha influenzato largamente tutte le epoche successive. Anche le locandine e la grafica degli anni ’50 sono ampiamente rappresentati in questo libro.