Un costo totale di circa 389 milioni di euro. Una trentina in più (+11%) rispetto alle politiche di cinque anni fa. Con un incremento di spesa di quasi 800 euro per ciascuna sezione. E quasi i due terzi di candidati in più rispetto alle elezioni del 2008. Sono alcune delle cifre che raccontano, purtroppo in termini di maggiore aggravio per le casse dello Stato, la tornata elettorale che si svolgerà tra domenica e lunedì prossimi.
A colpire di più, tra le voci di spesa, è proprio il rincaro per sezione: ciascuno dei 61.596 seggi (371 in più rispetto al 2008) in cui gli elettori si recheranno al voto costerà infatti 6.315 euro, con un aumento del 13,2% rispetto alle votazioni di cinque anni fa (quando il costo era di 5.578 euro). Le squadre di sei persone incaricate di presidiare i seggi – un presidente, un segretario e quattro scrutatori – riceveranno però la stessa retribuzione di cinque anni fa: 170 euro per il primo, 145 per gli altri. Compensi che saranno maggiorati – rispettivamente a 224 e 170 euro – nel caso di concomitanza con le regionali. Evento che accadrà nei 2.058 comuni coinvolti nelle tre regioni in cui si andrà al voto (Lazio, Lombardia e Molise).
L’altro aspetto che salta subito agli occhi è che, in barba al vento dell’antipolitica che di questi tempi percorre il Paese, la pattuglia di coloro che proveranno a entrare in Parlamento lievita. E anche di molto. I candidati peri seggi di entrambe le aule, infatti, sono i due terzi in più rispetto alle politiche di cinque anni fa. I cittadini che si recheranno al voto troveranno quindi sulle schede elettorali molti più nomi di quelli che c’erano nel 2oo8. Tra Camera e Senato si presenteranno più di 16mila candidati: quasi 6.200 in più rispetto alle ultime politiche, quando in totale non si andò oltre quota 10mila. Soglia superata dai soli aspiranti deputati ai 63o scranni di Montecitorio: ben 10.812 nomi (quasi il 70% in più rispetto a 5 anni fa), con una presenza femminile del 29,5 per cento. A Palazzo Madama, invece, i candidati in più crescono del 51% (5.282 contro 3.492). La tendenza alla moltiplicazione ha riguardato anche le liste: saranno 47 alla Camera e 75 al Senato, contro i 7o simboli totali, equamente divisi tra i due rami del Parlamento, presenti sulle schede alle scorse politiche. I cittadini maggiorenni che, tessera elettorale alla mano, saranno chiamati a votare per la Camera dei Deputati saranno circa 5o,6 milioni (inclusi i residenti all’estero), di cui 26,1 milioni di donne (51,6%). Gli elettori per il Senato, che dovranno aver compiuto 25 anni, superano invece i 46,3 milioni (24 milioni le donne). Vanno di poco oltre 12,8 milioni, infine, gli aventi diritto al voto alle elezioni regionali.
Le schede stampate saranno, in totale, circa 133milioni, includendo sia le politiche sia le regionali: un numero di oltre il 20% superiore al corpo elettorale e che tiene conto dei casi in cui, per qualsiasi evenienza, possa esserci bisogno di schede “di scorta”. In dotazione a ciascun seggio, inoltre, andranno 6 matite copiative, per un totale di 369.576 pezzi distribuiti a livello nazionale.
Le regionali. Al rinnovo Lazio, Lombardia e Molise La scelta si esprime con regole diverse. Non solo elezioni politiche. Domenica e lunedì si voterà, infatti, anche per le regionali in Lazio, Lombardia e Molise. In tutto saranno chiamati al voto 12,8 milioni di elettori in quasi 15mila sezioni. Chi si presenterà al seggio in queste tre regioni si vedrà consegnare una scheda elettorale verde, che servirà a scegliere il presidente e a rinnovare il consiglio regionale. Le regole per esprimere la preferenza cambiano di molto rispetto alle politiche. Ciascun elettore avrà diverse opzioni: potrà votare, infatti, solo il candidato alla carica di presidente, tracciando il segno sul suo nome, senza esprimere preferenza per nessuna lista; votare solo a favore di una lista e, automaticamente, estendere il voto al candidato presidente a essa collegato; esprimere una preferenza per un candidato a consigliere regionale della lista votata, scrivendone il nome; infine, potrà esercitare il cosiddetto “voto disgiunto”, indicando un candidato presidente e una lista a esso non collegata. I comuni coinvolti in questa operazione saranno 2.058, per quasi 15mila sezioni, in larga parte in Lombardia: qui si voterà, infatti, in oltre 1.500 municipi. Solo 136, invece, le amministrazioni al voto in Molise. La regione del Nord è anche quella conta il corpo elettorale più vasto, con circa 7,7 milioni di cittadini chiamati alle urne, di cui oltre 4 milioni di donne. Nel Lazio potranno esprimere la propria preferenza invece circa 4,7 milioni di persone (2,4 milioni le donne); in Molise, infine, saranno appena 33o mila (divisi equamente pergenere).
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